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PERCHÈ IL DIGITAL NON PUÒ PIÙ FARE A MENO DELLA UX

Comprendere come si struttura l'esperienza dell'utente consente di produrre artefatti digital più efficienti.

La fruizione di qualsiasi artefatto digital potrebbe sembrare un meccanismo scontato, ma invece è determinato dall'utente stesso, che in base a diverse ragioni decide di accettare o meno una soluzione digitale. Quante applicazioni abbiamo scaricato dai vari appstore, per poi scoprire che usiamo solo quelle che effettivamente ci servono? Ovvero solo quelle che si ancorano veramente alla nostra quotidianità.

Pertanto, se si isolano gli elementi principali, i veri driver che spingono ad usare una tecnologia, abbiamo da un lato la soddisfazione di un bisogno, mentre dall'altro rimane l'esperienza d'uso (User Experience – UX), che quanto più è fluida riuscirà a coinvolgere l'utente.

Progettare tecnologie che tengano effettivamente conto dell'esperienza degli utenti, è un'attitudine recente, che va di pari passo con la permeazione sempre più massiva del digital nella nostra quotidianità.

La centralità dell'utente è il cuore di questo cambio d'orientamento, e richiede ai professionisti del digital una competenza maggiore, necessaria a conoscere le dinamiche che caratterizzano la UX contemporanea, influenzata non solo dai design pattern dominanti (Apple e Google/Android), ma che comprende anche un universo di microinterazioni e simboli, propri di una determinata community.

Il processo di progettazione così declinato, muta perchè non è più calato dall'alto, ma assomiglia sempre di più ad un lavoro sartoriale (tailor made ndr), dove soluzioni specifiche vengono confezionate su misura.

Il risultato è la progettazione di artefatti ed applicativi tecnologici, che le persone effettivamente useranno, in quanto esperienze utili e piacevoli, ovvero soluzioni create a partire dalle persone, per le persone.

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